Il rischio di certe letrure della Bibbia é quello di una riduzione del suo messaggio alle parole d'ordine della propria ideologia: così, ad esempio, il tentativo di fondare sulla parola il mito dell'ordine sociale o il mito della rivoluzione. In tal modo la contemporaneità prevale sulla memoria e l'ideologia del momento sulla parola. La Bibbia, prima e più che un'etica sociale e politica, offre un'antropologia: l'uomo nel mondo, l'uomo di fronte a Dio, l'uomo e gli altri uomini. Pur partendo da temi differenti (l'uomo nel mondo, i diritti dell'uomo, l'uomo e la donna, l'uomo e i beni, il lavoro, la critica profetica alla società e alla politica d'Israele, la pace, la «politica di Gesù», la regalità di Gesù) si arriva sempre al medesimo centro, nel contempo teologico e antropologico: un discorso sull'uomo, non direttamente sulla società e sulla politica, e tuttavia un discorso in grado di gettare luce anche sull'impegno sociale e politico.
Rivisitate in questa ottica le pagine bibliche rivelano una sorprendente freschezza e pongono interrogativi e risposte che hanno ancora qualcosa da dire all'uomo d'oggi, dibattuto, frantumato, ansiosamente in cerca di una direzione e di un centro unificatore.