Nel campo della cultura monastica e, più in generale, degli studi sul cristianesimo antico, questo libro è stato salutato, fin dal suo primo apparire, come un vero «avvenimento». L'opera ha incontrato una vasta e meritata fortuna e conserva intatto il suo valore.
Le regole monastiche antiche, presentate in traduzione italiana da D. Giuseppe Turbessi O.S.B. (1912-1980) – che fu abate del monastero romano di San Paolo fuori le Mura -, illuminano l'intensa esperienza cristiana da cui sono sgorgate e offrono preziose testimonianze su aspetti essenziali della vita monastica nelle sue origini: spiritualità, organizzazione, disciplina, liturgia.
La prima regola che compare nel volume non è cristiana: si tratta della Regola dello Comunità o Monuale di disciplina degli asceti di Qumrân, un singolare sodalizio, formatosi in ambiente ebraico non molto prima dell'inizio dell'epoca cristiana.
Segue la legislazione dell'egiziano Pacomio (†346), primo organizzatore della vita comunitaria ascetica e padre del cenobitismo. Quindi la regola per i monaci di S. Basilio, che ebbe un influsso enorme in Oriente, cosi come l'ebbe, in Occidente, La legislazione monastica di Rabbûlâ, vescovo di Edessa in Siria.
Un posto di particolare rilievo è assegnato dall'Autore a S. Agostino, il cui apporto all'ordinamento monastico non aveva avuto finora la considerazione che merita. Compaiono successivamente le Regole dei Padri, la Regola di S. Cesario di Arles per le monache e la Regola del Maestro. Questa si pone nella immediata prossimità della Regola di S. Benedetto, che segna il punto di arrivo della legislazione monastica dell'Occidente. Per la sua compiutezza, organicità e chiarezza, essa ha finito per dominare sui cenobi, sostituendosi alle precedenti, e anche alle posteriori, come quella di S. Colombano, che pure ebbe larga diffusione nell'alto Medioevo. Con la Regola di S. Benedetto si conclude questa raccolta di regole monastiche antiche. Esse rappresentano un costante richiamo al radicalismo evangelico, all'incondizionata imitazione di Cristo.