La liturgia fa parte dell'evento della parola di Dio atruale e efficace. Non intende sernplicemente sollevare i cuori, ma confrontare i cristiani contemporanei, più rigidamente e pressantemente che nel passato, con la spada tagliente della parola di Dio. La parcla di Dio è una prouocizione continua, che chiama veramente gli uomini a « uscire allo scoperto » dalle trincee e dai nascondigli della loro autosicurezza. Essa vuole raggiungere e colpire ciascuno in particolare, provocando un movimento che va molto al di là della salvezza della propria anima. Vuole portare alla responsabilità e alla collaborazione missionarie, alla fratellanza aperta e coraggiosa, aal’impegno sociale. È evidente che ovunque vengono minacciate la libertà, la giustizia e la dignità umana, viene in definitiva messo in pericolo il regno di Dio. La parola di Dio è dinamica; non può quindi essere manipolata in funzione della giustificazione di istituzioni sorpassate, di nomenclature polverose e di apparati statici. In un'epoca in cui si parla tanto di critica e di riforma della Chiesa, la parola di Dio è appunto l'ultimo bastione da cui esce un'inquietudine giustificata e necessaria. La critica, L'impazienza e la volontà riformistica hanno un senso soltanto se si sono prefisse una mèta. La mèta dell'inquietudine religiosa e della riforma definitiva non verrà mai ruggiunta sulla terra. Se però il dinamismo dell'impazienza intra-ecclesiale si orienta sulla parola di Dio, rimarrà sempre sulla linea di quel traguardo. Nella costituzione apostolica Missale Romanum (3-IV-'69) Paolo VI ha espresso l'augurio che la distribuzione riennale dell'anno liturgico e la conseguente maggior offerta di testi scritturistici «vengano accettate dai fedeli cristiani come un aiuto alla testimonianza e al rafforzamento vicendevoli dell’unità ».